Hanno già un nome – “lovegivers” –  ma, secondo la nuova proposta di legge, sarebbero dei “caresseur”.

A prescindere dal nome, se l’iniziativa dovesse andare in porto, presto anche l’Italia avrebbe i suoi “assistenti sessuali per disabili”: persone pagate non solo per poter portare piacere ai disabili, ma per insegnare loro le basi dell’affettività, dell’emotività e della consapevolezza delle potenzialità del proprio corpo.

Sebbene paesi come l’Olanda, la Germania, la Danimarca ne abbiano riconosciuto il ruolo da oltre 30 anni, in Italia gli assistenti sessuali non sono ancora riconosciuti. Esistono (anche se sono ancora pochissimi) e sono professionisti con una formazione medica, psicologica, legale e competenze ferree nel campo della disabilità e della sessualità. Ma solo adesso – se andasse in porto l’ultima proposta di legge nazionale – potrebbero iniziare ad esercitare la propria professione.

A firmarla è il deputato palermitano del Movimento 5 Stelle Aldo Penna, che – insieme ai suoi colleghi dell’Intergruppo parlamentare per le Disabilità, costituito su sua proposta – sta elaborando un ddl per istituire anche in Italia la figura dell’ “assistente all’emotività, all’affettività e alla sessualità”.

“Nella nostra proposta ci stiamo ispirando al modello svizzero, che prevede già questa figura, denominata “caresseur“ – spiega Penna – la quale garantisce una manifestazione della sessualità positiva, senza sconfinare nella prostituzione”. 

Il fine ultimo della proposta, sempre secondo Penna, è “garantire il diritto alla sessualità per migliaia di disabili a cui attualmente questo diritto viene negato”. 

A farsi carico di rispondere alle normali esigenze dei disabili sotto il profilo degli appetiti sessuali, sono oggi le famiglie, che, superando imbarazzi e scarse competenze, si autoformano e autoimpongono pratiche “amorose” che forzano dolorosamente il naturale rapporto madre/padre – figlio, fornendo anche un’idea distorta della sessualità al disabile.

Con questa proposta di legge, invece, persone formate e competenti insegnerebbero al disabile che il suo “diritto alla sessualità”, quel diritto che è dovuto a tutti ed indirettamente tutelato anche dalla Costituzione italiana, può essere fatto valere finalmente anche da loro.

Quanto ai tempi di entrata in vigore, i promotori della proposta sono molto ottimisti: l’Italia potrebbe garantirsi i suoi primi assistenti sessuali già entro il 2019.