Come tutti i fenomeni connessi alla vita umana, anche l’infezione da Hiv e l’Aids hanno suscitato l’interesse del mondo del cinema.
Il film più celebre tra quelli che hanno affrontato questo tema così delicato è senza dubbio Philadelphia (1993) di Jonathan Demme, vincitore di due premi oscar nel 1994 (Tom Hanks come miglior attore e Bruce Springsteen per la miglior colonna sonora).
È la storia di un avvocato omosessuale affetto da Aids, che intraprende una dura battaglia in tribunale contro lo studio legale che lo ha licenziato per via della malattia.
La prima pellicola ad affrontare apertamente il tema dell’Aids è, invece, Che mi dici di Willy (regia di Norman Renè), uscito nel 1989, ma ambientato nel luglio del 1981, quando il New York Times parlò per la prima volta di una malattia, allora sconosciuta, che cominciava a mietere vittime tra gay e tossicodipendenti.
Del 1993 sono “Notti selvaggi” e “Blue”, caratterizzati entrambi da un forte spirito autobiografico.
Il primo ripercorre la parabola di vita del regista Cyril Collard, colpito in prima persona dal male e scomparso poco dopo aver terminato le riprese.
Il secondo costituisce l’ultima fatica nonché il testamento cinematografico di Derek Jarman: al momento di girarla il regista era divenuto cieco a causa delle complicazioni dovute all’Aids e sarebbe poi morto nel 1994.
Nel 1995 Christopher Ashley diresse Jeffrey, commedia in cui il protagonista gay decide di non fare più sesso per paura dell’Aids, salvo riconsiderare la scelta quando incontra l’uomo dei suoi sogni, che è sieropositivo. Stesso anno, ma genere completamente diverso per Kids, di Larry Clark, film che affronta in modo crudo il problema della diffusione della malattia tra gli adolescenti.
In tempi e con modalità diverse l’argomento Hiv/Aids è stato toccato da numerose altre pellicole, tra le quali vale la pena di menzionare Once More – Ancora (di Paul Vecchiali, 1987), Zero Patience (di John Greyson, 1993), A proposito di donne (di Herbert Ross, 1994), Scherzi del cuore (di Willard Carroll, 1998), La strada di Felix (di Olivier Ducastel e Jacques Martineau, 2000).