L’Aids è ormai una «malattia dimenticata» nel vecchi continente. Mentre negli anni Novanta le informazioni sull’Aids venivano divulgate attraverso campagne aggressive, con di slogan del tipo “Non morire di ignoranza”, oggi intere generazioni di giovani non ricevono quegli stessi messaggi. È l’opinione di Markos Kyprianou, commissario europeo per la salute.
Secondo lui una «mancanza di conoscenza» tra i giovani era già stata evidenziata dai sondaggi di opinione sull’argomento. Alcuni degli intervistati ritenevano di non doversi preoccupare affatto dell’Aids, mentre altri non sapevano nemmeno come si trasmetta la malattia, pensando erroneamente che il contagio possa avvenire per contatto con un sieropositivo, con un bacio oppure semplicemente utilizzando lo stesso bicchiere.
Rivolgendosi ai membri del Parlamento Europeo, Kyprianou ha riferito di avere «aperto gli occhi» nel visitare una scuola durante la Giornata Mondiale contro l’Aids (1° dicembre). Gli alunni incontrati «sanno che i preservativi sono la miglior protezione possibile, ma sono troppo imbarazzati o troppo timidi» per comprarli.
Stando agli ultimi dati delle Nazioni Unite, sono almeno 760 mila i cittadini sieropositivi dell’Unione Europea, e dal 2002 il numero di contagi è aumentato. In Europa e in Asia Centrale, il numero di persone infette è raddoppiato negli ultimi sei anni, passando da 1,25 a 2,4 milioni. Nel 2005, l’UE ha registrato circa 27 mila nuovi casi diagnosticati di Hiv.
Malgrado l’allarme Aids fosse al primo posto nell’agenda politica, per Kyprianou la Commissione Europea non ha avuto il potere per intraprendere tutte le azioni necessarie. Il conservatore britannico John Bowis ha dichiarato che in tutto il mondo 2,3 milioni di bambini sono contagiati dall’Hiv, e un terzo dei neonati infetti muore prima del secondo anno di età.
Oltre 15 milioni di persone sotto i 18 anni hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell’Aids, e le cifre potrebbero salire a 20 milioni entro la fine del decennio. «Negli ultimi cinque anni il livello della conoscenza di base in Europa si è abbassato, mentre sono cresciuti incomprensioni e miti. Una persona su cinque non sa che il virus si può trasmettere con rapporti sessuali senza preservativo», ha aggiunto Bowis, che ha anche espresso preoccupazione sul problema del rifiuto di asilo ai sieropositivi.
«Ci sono 23 milioni di persone contagiate dall’Hiv-Aids nel mondo, ha dichiarato il socialista olandese Jan Wiersma , ma molti non ne vogliono parlare perché significherebbe affrontare la questione del sesso». Il democratico cristiano tedesco Holger Krahmer ha invece proposto un approccio del tipo «meglio avere coraggio» per le campagna di consapevolezza.
Vittorio Agnolotto, altro parlamentare europeo, ha detto che si sarebbe aspettato «proposte più concrete e pratiche» dalla Commissione Europea rispetto a quelle ascoltate finora. A suo dire l’esecutivo dell’UE dovrebbe insistere sull’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole in tutta l’Unione. Agnoletto ha anche rivelato i suoi timori circa i diritti di proprietà intellettuale sui farmaci per il trattamento dell’Aids, troppo cari per le vittime, soprattutto nei paesi poveri. Le grandi case farmaceutiche, infatti, vorrebbero come norma un brevetto di vent’anni sui nuovi farmaci.
Il parlamentare ha pure protestato contro il sostegno a queste aziende da parte di Peter Mandelson, commissario europeo per il commercio. La scorsa estate Mandelson aveva scritto al governo tailandese, lamentando l’utilizzo di licenze obbligatorie per annullare le patenti sulle medicine in modo da garantire alle persone affette dall’Aids o da altre malattie l’accesso a farmaci generici più economici.
Pierre Schapira, socialista francese, ha descritto l’Aids come «una delle piaghe del XXI secolo». Per lui è fondamentale migliorare l’accesso ai farmaci perché chi è affetto da Aids sviluppa spesso una resistenza ai trattamenti e può sempre avere bisogno di nuovi medicinali. Inoltre non dovrebbe essere inserita alcuna clausola nei nuovi accordi commerciali per limitare la possibilità dei paesi di rinunciare ai brevetti sui farmaci in una situazione di emergenza sanitaria.