I condilomi (o creste di gallo) costituiscono una delle più frequenti infezioni a livello genitale e sono causati dal virus del papilloma umano o Hpv (Human Papilloma Virus).
Oltre alla zona del pene, della vulva e della vagina, possono interessare la cute perineale e perianale. Il contagio, diffuso soprattutto tra le persone di età compresa tra i venti e i quarant’anni, avviene comunemente per via sessuale, ma è anche nota la possibilità di trasmissione mediante oggetti che siano venuti a contatto con persone infette (ad esempio biancheria e servizi igienici).
Dal momento che i condilomi genitali sono visibili a occhio nudo, per la diagnosi è sufficiente una visita specialistica, magari associata a vulvoscopia o peniscopia (rispettivamente l’esame della vulva e del pene eseguito con uno speciale microscopio detto colposcopio), che consentono una verifica più accurata. Per le donne è invece necessario un Pap test seguito da colposcopia quando l’Hpv provoca manifestazioni condilomatose a livello di collo dell’utero, che non sono visibili a occhio nudo.
In quest’ultimo caso è pure possibile eseguire il test Hpv, che rileva la presenza del virus, fornendo informazioni sul conseguente rischio di contrarre un tumore al collo dell’utero. Per effettuare il test Hpv bisogna prelevare un campione di muco cervicale dal collo dell’utero con la stessa tecnica del Pap test e analizzarlo in laboratorio tramite un macchinario computerizzato che ricerca il Dna del virus. Se il test risulta positivo non significa che la donna abbia un tumore, ma che ha maggiori probabilità di contrarlo rispetto a un’altra il cui esito sia negativo.
Come si manifestano
I condilomi hanno l’aspetto di escrescenze molli (ecco perché “creste di gallo”), dalle dimensioni variabili e dal colore roseo o biancastro. Dopo un’incubazione di durata compresa fra uno e tre mesi, queste verruche si manifestano sui genitali maschili e femminili,
con una predilezione per le mucose. In seguito possono invadere la cute adiacente, l’uretra, la zona anale e quella perianale. Non causano perdite, ma solo un leggero prurito o bruciore. Nelle donne possono riguardare il collo dell’utero e, a tal proposito, pare esista una relazione tra Hpv e tumore della cervice uterina. Pare anche che, in certi casi, i condilomi favoriscano la diffusione di altre malattie a trasmissione sessuale come l’Aids.
Va detto, infine, che circa il 50% degli individui infetti non sviluppano mai le verruche genitali, ma sono comunque in grado di trasmettere il virus agli altri.
Come si curano
L’ultima novità in fatto di cura dei condilomi genitali è rappresentata da una crema che, applicata sulla zona interessata, stimola le difese immunitarie, portando indirettamente all’eliminazione del virus. Fino a qualche tempo fa, invece, l’unica soluzione era l’intervento chirurgico. Essendo sostanzialmente delle verruche, i condilomi genitali si possono infatti asportare chirurgicamente oppure bruciare, congelare, causticare chimicamente.
A tal proposito le tecniche più utilizzate sono la diatemocoagulazione con bisturi elettrico, la criochirurgia con toccature di azoto liquido e la vaporizzazione con laser ad anidride carbonica. Tuttavia, poiché tali interventi rimuovono solo il condiloma, spesso si verificano delle recidive, dovute all’impossibilità di colpire il virus, ormai annidato nell’organismo. Oltre che curare, la malattia si può prevenire. Sarebbe sufficiente un comportamento sessuale responsabile.
Per il precoce riconoscimento delle infezioni da Hpv nelle donne, inoltre, è fondamentale un regolare controllo con il Pap test e, quando necessario, con la colposcopia.
L’ultima novità in fatto di prevenzione femminile, tuttavia, è costituita dalla scoperta di un vaccino contro l’Hpv. Si chiama Gardasil ed è già disponibile nelle farmacie italiane grazie al via libera dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) per la commercializzazione nel nostro paese. Il nuovo ritrovato potenzia le difese del sistema immunitario contro i ceppi di Papillomavirus ad alto rischio, prevenendo l’insorgenza di tutte le patologie dagli stessi causate (condilomi compresi).
Ma chi si può vaccinare? Le indicazioni riguardano le donne di età compresa tra i nove e i ventisei anni e la protezione totale si raggiunge con tre dosi, da somministrare a intervalli di due mesi. Il prezzo è di circa 180 euro a dose, salvo per le dodicenni, che possono usufruire del farmaco gratuitamente. L’obiettivo è infatti quello di indurre l’immunità al virus prima che la donna abbia rapporti sessuali (la via di trasmissione più diffusa), cosa che difficilmente si verifica anteriormente ai dodici anni.
A questo punto, però, sorge qualche dubbio sull’efficacia nel tempo, visto che il vaccino è stato sperimentato per quattro anni e mezzo al massimo, mentre l’età media del primo rapporto sessuale in Italia si aggira intorno ai diciotto anni (almeno secondo un rapporto del Censis).
In altre parole, se una ragazza si vaccina a dodici anni e fa sesso per la prima volta a diciotto, la protezione del Gardasil dura ancora o sono necessari richiami?