L’Herpes genitale è una delle malattie a trasmissione sessuale più frequenti. L’infezione è trasmessa da partner infetto, in fase acuta o sintomatica ma anche durante la fase di latenza (shedding).
Cos’è l’herpes genitale?
L’herpes genitale è provocato da un virus chiamato Herpes Simplex di tipo 2, trasmissibile attraverso la mucosa che riveste gli organi sessuali e responsabile di un’infiammazione del prepuzio e della vagina. Anche a guarigione avvenuta, e quindi in assenza di sintomi, tale virus tende a persistere nell’organismo, rifugiandosi all’interno di alcune cellule nervose del midollo spinale.
Qui resta inattivo per un periodo indefinito, salvo risvegliarsi in occasione di episodi di stress psicofisico, di debilitazione dovuta ad altre malattie o di calo delle difese immunitarie. I soggetti immunodepressi rivelano quindi una particolare predisposizione a esserne nuovamente colpiti. Nella sua fase acuta la malattia è diagnosticabile mediante una visita specialistica e il prelievo di siero dalle vescicole che si siano formate. Per ricercare il virus è poi necessario un esame del siero stesso al microscopio.
Se invece i disturbi sono più vaghi, occorre effettuare un prelievo di sangue al fine di individuare gli anticorpi specifici del virus.
Quali sono i sintomi e come si manifesta
Il periodo di incubazione dura tra i due e i dieci giorni, trascorsi i quali si presentano sintomi piuttosto evidenti e fastidiosi.
- intensa sensazione di bruciore unita a prurito
- sulla cute circostante dolorose vesciche, che dopo qualche giorno si rompono, dando luogo a piccole lesioni.
- febbre,
- rigonfiamento delle ghiandole inguinali
- arrossamento della zona interessata.
Come detto, la malattia può ripresentarsi anche dopo la guarigione, ma gli episodi successivi sono assai meno drammatici in quanto il sistema immunitario conserva la memoria del virus e ne arresta la replicazione in tempi più brevi.
Come si cura: terapia dell’herpes genitale
Attualmente non sono disponibili terapie che garantiscano la guarigione completa e definitiva, ma ne esiste una basata sulla somministrazione di un farmaco antivirale capace di ridurre i sintomi e la frequenza delle recidive.
Se le vesciche si sono già rotte, è consigliabile applicare una crema antibiotica per evitare che si aggiunga un’infezione batterica, mentre le compresse a base di antistaminico aiutano ad alleviare il prurito. Nella cura degli episodi successivi è infine indicata una crema antivirale che, usata alla comparsa dei primi sintomi, può ridurre la durata dei disturbi.
Herpes Genitale in Gravidanza
Il rischio di trasmettere il virus al feto durante la gravidanza varia in base all’età gestazionale della donna gravida al momento del contagio.
Solitamente la percentuale di probabilità di trasmissione è alta (fino al 50%) durante il terzo trimestre di gravidanza, mentre la stessa percentuale si abbassa (fino all’1%) se l’infezione primaria è contratta durante il primo e secondo trimestre.
Nel caso in cui si presenti il primo episodio clinico di herpes genitale durante il terzo trimestre di gravidanza è necessario eseguire un test immunologico; un dosaggio IgG anti HSV 1 e 2
Il tipo di infezione di herpes genitale influenza la probabilità di trasmissione e la modalità del parto. Se la donna ha contratto l’herpes nelle settimane prima del parto è consigliato ricorrere al taglio cesareo.
Conseguenze dell’Herpes sul neonato
In caso di trasmissione dell’herpes genitale da madre a neonato, quest’ultimo manifesta sintomi a livello della pelle, occhi o bocca. Non è escluso che il neonato sia affetto da deficit neurologici nel 30% dei casi, portando con sé un tasso di mortalità del 50% nei casi in cui l’infezione non venga trattata.
Le donne in prossimità del parto che manifestano recidive frequenti, verrà consigliato il taglio cesareo. Soprattutto in presenza di lesioni vescicolari nella zona vulvare.
Le stesse linee guida internazionali suggeriscono che il TC venga programmato per quelle donne con infezione primaria che presentano lesioni nel terzo trimestre o al momento del parto. Questo accorgimento riduce il rischio di infezione neonatale.