In tutto il mondo, le persone intersessuali continuano a essere soggette a discriminazione, stigmatizzazione e pregiudizi, affrontando violazioni dei loro diritti fondamentali durante l’intero corso della loro vita. Nascere con caratteristiche sessuali che sfuggono alle tradizionali nozioni binarie di corpo maschile o femminile posiziona queste persone in una condizione di vulnerabilità sistematica.
In questo contesto, il 4 aprile rappresenta una data storica in cui si è celebrata l’adozione di una risoluzione rivoluzionaria dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Questa risoluzione, la prima del suo genere, chiama gli Stati membri a rafforzare gli sforzi per eliminare discriminazione, violenza e pratiche nocive nei confronti delle persone intersessuali.
Rivolge inoltre un appello urgente agli stati per affrontare le radici di tali abusi: stereotipi radicati, diffusione di concezioni errate e informazioni distorte, stigma e tabù. La risoluzione pone un enfasi speciale sull’importanza di assicurare a queste persone il godimento del più alto livello possibile di salute fisica e mentale. Con questo passo significativo, la comunità internazionale riconosce l’importanza di proteggere e rispettare l’integrità e la dignità di ogni individuo, indipendentemente dalle sue caratteristiche sessuali innate.
Oltre il Binario: Il Percorso verso la Giustizia e l’Inclusione per le Persone Intersessuali
Le persone intersessuali, che rappresentano circa l’1,7% della popolazione mondiale, nascono con variazioni nelle loro caratteristiche sessuali che non si allineano alle definizioni convenzionali di maschio o femmina. Storicamente, molte di queste persone sono state sottoposte a interventi chirurgici irreversibili e rischiosi sin dalla nascita. Questi interventi, definiti “normalizzanti”, avevano lo scopo di inserire la persona in una delle due categorie di genere riconosciute, spesso senza il consenso informato e basandosi unicamente su criteri estetici. Tali procedure hanno provocato numerose complicazioni, tra cui cicatrici, dolori cronici, alterazioni ormonali, disforia di genere e persino l’impossibilità di procreare.
La comunità internazionale ha iniziato a riconoscere e condannare queste pratiche. Nel 2013, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emesso una condanna ufficiale degli interventi chirurgici sui bambini intersessuali. Da allora, gli organi delle Nazioni Unite hanno espresso disapprovazione per queste procedure in più di 50 occasioni.
Recentemente, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha approvato una storica risoluzione per combattere la discriminazione e la violenza contro le persone intersessuali. Questa risoluzione, supportata da una votazione in cui ventiquattro Paesi hanno votato a favore e ventitré si sono astenuti, segna un punto di svolta significativo. Non ci sono stati voti contrari. Il documento invita gli Stati membri dell’ONU a combattere attivamente le pratiche dannose e a indirizzare le cause profonde della discriminazione contro le persone con variazioni innate nelle caratteristiche sessuali.
Inoltre, la risoluzione prevede un impegno per il miglioramento dello standard di salute fisica e mentale delle persone intersessuali e incarica l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani di monitorare e produrre un rapporto dettagliato sulle leggi e le politiche discriminatorie, nonché sugli atti di violenza e le pratiche dannose a livello globale.
Organizzazioni come Human Rights Watch hanno lodato questa iniziativa, sottolineando l’importanza e l’innovazione di questa risoluzione come segnale di una crescente determinazione internazionale nel proteggere e promuovere i diritti delle persone intersessuali. Questo rappresenta un avanzamento significativo nella lotta per i diritti umani e la dignità delle persone intersessuali, ponendo fine a decenni di ingiustizie e sofferenze.