Tutto il mondo, dal 1984, il primo dicembre celebra il World Aids Day, la Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids. Scopriamo insieme il significato di questa giornata per conoscere più da vicino la problematica del virus Hiv
Tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta il virus Hiv ha colpito centinaia e centinaia di persone in tutto il mondo. L’Aids diventa una delle più grandi emergenze nel campo della salute dell’uomo. tanto che, al Summit mondiale dei ministri della sanità sui programmi per la prevenzione dell’AIDS del 1988, si diffonde l’idea di istituire una giornata internazionale dedicata al tema con lo scopo di sensibilizzare i cittadini, coinvolgere le organizzazioni e le associazioni mondiale in una giornata di lotta. Così nasce il World Aids Day. I primi anni, dal 1987 al 2004 era la UNAIDS, organizzazione delle Nazioni Unite, ad organizzare la Giornata mondiale. Dal 2005 l’organizzazione ha poi demandato l’organizzazione alla WAC, The World AIDS Campaign. Ogni anno sono state diffuse campagne di sensibilizzazione e informazione per diffondere e spiegare il valore della prevenzione e del sesso sicuro, ma anche per informare sui progressi intrapresi a livello scientifico e, forse prima di ogni altra cosa, anche a livello socio-culturale.
Una infatti delle battaglie vinte grazie anche al World Aids Day è quella che superato il pregiudizio e la disinformazione sull’Aids.
“Stop Aids, Keep the Promise” era lo slogan delle campagne urlato a voce alta fino al 2010. Quest’anno l’impegno internazionale del World Aids Day viaggia con tre semplici parole: “Let’s end it”: Facciamola finita.
Aids: Impegno, successi, ma ancora tanto da fare. Ecco alcuni dati
Tra le nazioni dell’Unione Europea, l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi da HIV. Nel 2015, le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia, la Liguria e l’Emilia-Romagna. Milano la città più colpita. Le persone che hanno scoperto di essere positive all’HIV nel 2015 sono di sesso maschile nel 77,4% dei casi. L’età media è di 39 anni per il genere maschile e di 36 anni per quello femminile. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone tra i 25 e i 29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 persone).
Lo scorso anno Unicef ha fatto sapere che la diffusione del virus fra adolescente dai 15 ai 19 anni era in numero allarmante: «Dopo tutte le vite salvate grazie a prevenzione, cure e trattamenti, dopo tutte le battaglie vinte contro il pregiudizio e l’ignoranza verso questa malattia, dopo tutti i grandi traguardi raggiunti, a livello globale l’AIDS è ancora la seconda causa di morte per tutte le persone tra i 10 e i 19 anni e la prima in Africa, aveva affermato Anthony Lake, Direttore dell’UNICEF. Dobbiamo considerare che, come scrivono nel nuovo rapporto Unicef 2017 sull’intervento umanitario – il numero di bambini che vivono in paesi colpiti da emergenze 535 milioni. Dal 2000 sono invece diminuite drasticamente (-70%) le nuove infezioni tra i bambini dovute alla trasmissione madre-figlio alla nascita o durante l’allattamento. “I progressi fatti negli ultimi 30 anni non significano che la nostra lotta sia terminata” – continua Lake – “La battaglia contro l’AIDS non sarà terminata fino a quando non rinnoveremo gli impegni per la prevenzione e le cure, non raggiungeremo tutti i giovani che non possono ricevere i benefici a cui milioni di persone prima di loro hanno avuto accesso, lo stigma sociale e la paura non saranno stati eliminati affinché molti più giovani vorranno finalmente sottoporsi al test”.
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