L’Azt, Azidotimidina nota anche come Zidovudina o ZDV, è stato il primo farmaco antiretrovirale impiegato nelle terapie per i malati di AIDS e introdotto ufficialmente nel 1987. Questo farmaco è in grado di bloccare la replicazione dell’HIV.
È una sostanza contenuta nello sperma delle aringhe, che nel 1964 fu sintetizzata come farmaco antitumorale da Jerome Horwitz, un ricercatore della Cancer Foundation di Detroit.
La sua elevata tossicità indusse Horwitz a non chiederne nemmeno il brevetto e ad archiviare la documentazione. Nel 1986 fu tuttavia rispolverato dalla Fda (Food and Drug Administration), che lo approvò come strumento di lotta contro l’Aids a seguito di una sperimentazione truffa.
Il farmaco pare non faccia differenza tra cellule sane, cancerose e virus. Se da una parte potrebbe quindi arrestare la duplicazione di cellule malate e virus, dall’altra blocca tutti i processi vitali, devastando l’organismo.
La somministrazione di Azt può provocare la distruzione del sistema immunitario, del midollo osseo, dei tessuti e della flora batterica intestinale, ma anche atrofia muscolare, linfomi, danni al fegato, al pancreas, alla pelle e al sistema nervoso.
Nella stessa categoria dell’Azt rientrano altre sostanze quali 3TC, D4T, ddC, ddI e ABC. Il loro funzionamento è analogo, così come le conseguenze.
A partire dal 1996 l’utilizzo di un singolo farmaco è stato sostituito dal ricorso ad autentici “cocktail” di sostanze che dovrebbero bilanciarsi l’un l’altra, inibendo i rispettivi effetti negativi. In tal modo, però, vengono bloccate alcune attività biologiche necessarie sia alla formazione di nuove copie del virus che al corretto funzionamento delle cellule sane, con effetti tossici ancora una volta rovinosi.
Studi condotti da alcuni esponenti della controinformazione sull’Aids avrebbero dimostrato che circa la metà degli individui trattati con i farmaci antiretrovirali appartengono al gruppo dei positivi al test perfettamente sani prima della cura.
Al momento vi sono centinaia di migliaia di persone al mondo che assumono tali sostanze. Per loro fortuna i dosaggi sono stati alleggeriti nel corso degli anni, e la somministrazione, che inizialmente era continuativa, è oggi a cicli. Ciò ha ridotto di molto la mortalità dei soggetti trattati, allontanandola da una percentuale che, in passato, è stata prossima al 100%.
In merito ricordiamo il film candidato a ben sei premi Oscar: Dallas Buyers Club che ha messo sotto i riflettori i possibili effetti collaterali, spesso mortali, delle terapie a base di AZT, utilizzate per curare i malati di AIDS, tra il 1985 e il 1988.